Grazie ad una Sentenza della Suprema Corte di Cassazione, esattamente la Sentenza 1869/2016, è divenuto più semplice poter accedere al cosiddetto sovrindebitamento.
La crisi da sovrindebitamento riguarda soggetti che hanno accumulato dei debiti importanti e che, per via di un patrimonio limitato e di redditi non sufficienti, hanno delle oggettive difficoltà a sanare: in questi casi la legge prevede delle procedure specifiche che agevolano, appunto, il pagamento delle somme dovute ai creditori.
Una delle condizioni necessarie affinché un soggetto possa accedere alle procedure previste in caso di sovrindebitamento (che attualmente sono accordo con i creditori, piano del consumatore e procedura di liquidazione), è che abbia accumulato i suoi debiti per ragioni non legate allo svolgimento della sua professione o della sua attività imprenditoriale.
Un debitore, infatti, si è opposto a quanto emesso dal Tribunale di Monza, il quale lo aveva escluso dalla possibilità di sanare i suoi debiti tramite le procedure previste appunto dal cosiddetto sovrindebitamento.
L’esclusione era dovuta al fatto che il soggetto in questione fosse titolare di partita IVA, dunque un libero professionista; il debitore ha tuttavia dimostrato che i debiti accumulati non avevano nulla a che vedere con la sua attività, di conseguenza la Corte di Cassazione ha ribaltato quanto emesso dal Tribunale di Monza, facendo rientrare questa persona nella categoria dei “consumatori”.
Anche gli imprenditori e i titolari di partita IVA, dunque, possono usufruire delle agevolazioni previste per i casi di sovrindebitamento, a condizione ovviamente che dimostrino, come in questo caso, di dover pagare dei debiti riguardanti esclusivamente ragioni familiari, e non debiti legati all’attività svolta.